Tutta colpa di un Gallo Nero (di nome Franco)

anteprima_chianti_classico_2023_3L’annuncio delle UGA ha fatto da cornice a una Chianti Classico Collection che ha celebrato il mito del gallo, animale simbolo della Denominazione. Positivi i riscontri nel bicchiere dell’annata 2021.

Difficile immaginare un luogo capace di dare forma plastica all’essenza del Chianti Classico più di quanto non faccia la Stazione Leopolda, cattedrale laica prestata a Bacco dove un’orda di produttori ha santificato nel corso della Chianti Classico Collection una delle denominazioni tornasole del vino italiano. Lunghe maniche in stile industriale dove un variopinto pubblico di giornalisti, operatori e semplici appassionati, ha goduto dell’ulteriore crescita nel bicchiere di un vino sì seduto a cavallo tra Firenze e Siena, ma la cui indole fiorentina traspare evidente, quasi a voler riequilibrare la vasta tessitura enoica della provincia senese.

Dietro l’attenta regia del Consorzio, in procinto di festeggiare il suo primo secolo di vita, oltre duecento aziende hanno raccontato 750 etichette in degustazione, di cui 161 Riserva e 136 Gran Selezione, tipologie ‘premium’ sempre più cruciali per il benessere economico della Denominazione. Ad arricchire l’evento l’annuncio dell’approvazione delle undici UGA tanto attese, indispensabili per una comunicazione territoriale capace di sgranare il grande territorio chiantigiano, e la presentazione del cortometraggio dedicato alla storia del Gallo Nero, simbolo universalmente riconosciuto del Chianti Classico.

anteprima_chianti_classico_2023_2UGA: PER UNA NUOVA COMUNICAZIONE DI TERRITORIO

Basterebbe la notizia dell’approvazione ministeriale del nuovo disciplinare contenente le UGA per dare sostanza a questa edizione della Collection. Le undici sottozone che suddivideranno il territorio del Chianti Classico sono finalmente realtà, presto sancita anche dalla Gazzetta Ufficiale. Chiamate a ripartire 74.455 ettari, il loro utilizzo in etichetta sarà riservato alla tipologia Gran Selezione, di cui certificherà la provenienza delle uve, senza alcuna classificazione o risvolto qualitativo.
Siamo davanti a un altro esempio di zonazione toponomastica, dove non è il suolo a rilevare, bensì il carico di storia e umanità sviluppatosi su di esso e intorno al quale è presente da tempo un substrato associativo locale impegnato nella sua corretta definizione. Ed è proprio questa identità movimentista a farci scommettere sul successo di questa iniziativa, che, a detta del presidente del Consorzio Giovanni Manetti, permetterà di “aumentare la qualità in termini di identità e territorialità, nonché a intercettare e soddisfare l’interesse di quei consumatori che, in numero sempre maggiore, desiderano approfondire la conoscenza del rapporto fra i vini del Gallo Nero e il loro territorio di origine”.

Pur concordando con l’opportunità di suddividere un territorio così grande, il rischio latente è la creazione di un Gallo Nero a due (o più) velocità, dove i nomi di minor grido o meno organizzati in quanto ad autopromozione rischiano di rimanere indietro nel percorso di sviluppo. Ai giorni che verranno il compito di descriverci le contromisure che Consorzio, operatori e istituzioni sapranno dare a questo potenziale elemento critico.

Giovanni Manetti Presidente Consorzio Chianti Classico
Giovanni Manetti Presidente Consorzio Chianti Classico

TAPPETO ROSSO PER IL GALLO NERO

Si è tenuta al Maggio Fiorentino la proiezione in anteprima de “La Leggenda del Gallo Nero”, cortometraggio incentrato sul mito dell’animale simbolo della Docg. I fatti risalgono a una non meglio precisata guerra tra i Comuni di Firenze e Siena, e traggono spunto dalla decisione dei belligeranti di fissare il confine nel luogo d’incontro di due cavalieri, che sarebbero partiti dalle rispettive città al canto del gallo. Forse meno abili a cavallo ma certamente più ingegnosi, la sera avanti la singolare disfida i fiorentini lasciarono il loro gallo – nero e di nome Franco – a digiuno. Afflitta dalla fame, la povera bestia levò il suo canto nel cuore della notte. Una richiesta di cibo che venne scambiata per l’annuncio dell’alba, facendo scattare il cavaliere fiorentino con largo anticipo.

È ampiamente attestato il legame storico del Gallo Nero con le terre chiantigiane fin dal Medioevo – dice Manetti – ma è una leggenda che racconta come sia nato questo uso, tutt’oggi in vigore e più forte che mai. Questo è un vero e proprio mito fondativo che narra come un animale comune nelle campagne toscane sia diventato un eroe che pose fine alle contese per il territorio dell’odierno Chianti Classico, unificandolo con una pace duratura tra i due Comuni in guerra, Firenze e Siena. È in questo simbolo che si riconoscono non solo centinaia di produttori di vino e di olio Chianti Classico, ma anche tutta la comunità che abita questo territorio: è sinonimo di un’identità condivisa. E al di fuori dei nostri confini sono milioni le bottiglie dove campeggia il Gallo Nero, amate dagli appassionati di vino di tutto il mondo”.

Chianti-Classico-UGALA BEVIBILITÀ DEL CHIANTI ANNATA

Gli assaggi compiuti parlano di un bicchiere di livello, grazie a una misura sempre più adeguata dei legni e alla complessiva pulizia generale, in continuità con quel percorso qualitativo da tempo intrapreso dalla filiera. Talvolta privi della necessaria espressività, alcuni campioni pagano dazio a un alcol irrequieto. Piccoli squilibri che si fanno più evidenti nelle versioni affinate in legno, che reclamano il tempo necessario per rilassarsi. Nella loro semplicità ci ha convinto soprattutto la versione annata , capace di buona freschezza anche a fronte di un andamento climatico segnato da poche piogge e un’estate decisamente calda. Di seguito la nostra piccola selezione:

Chianti Classico Docg 2021 – Brancaia

Esile e delicato, in bocca scava un solco minerale che profuma di ginepro e rugiada. Tannino composto e elegante, per un vino che gioca sui sentori di arancia rossa e prugna appena matura e si distende in un lungo finale al limite del salato.

Chianti Classico Docg 2021 – La Montanina

Naso balsamico e profondo. Corpo dai contorni ben definiti che rimandano a ginepro, frutta scura e memorie di caminetto invernale. Convintamente sapido, svanisce attorno a morbide sensazioni di cioccolato amaro.

Chianti Classico Docg 2021 – Castello di Albola

Vivace, quasi pungente, al naso, di sentori rossi ‘croccanti’ e tannino ben risolto. La macchia mediterranea è il suo spazio organolettico, con menta e rosmarino che vanno a arricchire una bocca equilibrata al sapore di caramelline.

Chianti Classico Docg 2021 – Castagnoli

Rigoglioso come la primavera, mette nel bicchiere tanta polpa e spinta acida. Tecnica sicura e tannino convincente, ancorché ruvido. Rosa canina, bergamotto e ciliegia si allargano in una bocca ripulita da un gustoso finale sapido.

 Vinonews24

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