Vini Piemontesi: storia, cultura e tradizioni millenarie

Vini del Piemonte: un lungo viaggio tra storia, cultura, millenarie tradizioni e stupendi paesaggi di lunghe distese di vigneti. Le origini della viticoltura piemontese risale alla media età del Bronzo, intorno al 1500 a.C., ma un contributo significativo lo si deve alla colonizzazione romana, infatti in Piemonte troviamo due interessanti stele funerarie del I secolo d.C. che rappresentano nella decorazione un venditore di vino, segno evidente dell’importanza del commercio vinicolo nella regione.

La viticoltura mirata alla qualità più che alla quantità del prodotto, è stata dettata dalla particolare conformità morfologica del territorio e dalle condizioni ambientali di regione ai piedi delle montagne. Ciò ha anche permesso alla regione di essere riconosciuta a livello mondiale come zona vinicola di grande importanza grazie ai suoi 46.500 ettari di superficie vitata che rappresenta circa il 7% del vigneto Italia.

Il Piemonte può vantare 18 docg e 42 doc che rappresentano l’85% della produzione regionale. Il suo patrimonio ampelografico dispone di un grande numero di vitigni, il Barbera con 16 mila ettari è il vitigno più diffuso sul territorio regionale (35%) seguito da Moscato, Dolcetto e Nebbiolo. Sono presenti poi numerosi vitigni autoctoni minori come Avanà, Ruchè, Timorasso, Quagliano su cui si concentrano alcune iniziative per incrementarne la superficie coltivata e migliorarne il livello qualitativo.

Numeri che le politiche regionali hanno potenziato attraverso percorsi di valorizzazione: nel 1980 attraverso la costituzione delle Enoteche regionali e delle botteghe del vino, strutture che sono finalizzate alla valorizzazione del vino e del territorio di produzione. In aggiunta sono state create le Strade del Vino, ben 7 percorsi destinati a fare conoscere le zone vitivinicole, e precisamente Strada del vino del Canavese, dell’alto Monferrato, Astesana, Colli tortonesi, Barolo e dei grandi vini di Langa e l’ultima nata la reale strada dei vini di Torino.

Questi tracciati attraversano le maggiori zone vitivinicole piemontesi:
Canavese, l’area settentrionale della regione che comprende le province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano Cusio Ossola è meno conosciuta nonostante il vitigno Nebbiolo sia largamente utilizzato per produrre Ghemme, Gattinara, Carema nella parte occidentale ed in prossimità della valle d’Aosta. Una interessante uva a bacca bianca di questa zona è l’Erbaluce, capace di produrre anche un passito straordinario.

Langhe suddivise in bassa, alta e Langa astigiana: una vasta zona collinare, tra Asti e Cuneo sulla destra del fiume Tanaro, caratterizzata dalle caratteristiche colline allungate, dove si coltivano principalmente Barbera, Nebbiolo, Dolcetto e Moscato e si producono vini come il Barolo ed il Barbaresco. Sulla sinistra del fiume Tanaro, il Roero, anche qui l’uva più diffusa è Il Nebbiolo, tuttavia importante è l’Arneis e la Favorita.

Nella parte sud-orientale della regione troviamo il Monferrato, tra Asti ed Alessandria, che può ancora essere suddiviso in basso Monferrato d’Asti che comprende tutti i comuni della provincia di Asti, il cui vitigno più celebre è il Moscato bianco, con cui si produce l’Asti spumante; Monferrato casalese e prima di arrivare all’Oltrepo pavese, si estendono i Colli Tortonesi dove troviamo Cortese e Timorasso.

La collina torinese che collega il basso Monferrato a Torino produce Freisa, Bonarda, Malvasia nera e il Cari. Più a nord troviamo la Valle di Susa ed il Pinerolese con i suoi vitigni rari come Avanà e Neretta, Avarengo e Doux d’Henry.

Fonte Winebox

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