Un corretto metabolismo degli alimenti quotidianamente introdotti con la dieta rappresenta la base di un organismo funzionale.
Il vino è in grado di aiutare le funzioni di scissione in sostanze semplici e di facilitarne l’assorbimento cellulare.
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[toggle_item title=”Cos’é il Metabolismo” active=”false”]Il metabolismo è un processo biochimico, estremamente complesso quanto affascinante, che consiste nella scissione degli alimenti nei principi nutritivi che li compongono per poi essere assimilati singolarmente dal corpo umano ed essere utilizzati nei processi quotidiani di sviluppo e mantenimento delle cellule, oltre che per lo svolgimento delle attività fisiche. Il metabolismo si può suddividere in due fasi distinte. Durante la prima, il catabolismo, l’organismo grazie ad enzimi scinde le molecole degli alimenti ingeriti in molecole più semplici per facilitarne l’assimilazione. Nel processo di anabolismo, invece, il corpo umano assimila le molecole sintetizzandole in sostanze utili all’organismo.[/toggle_item]
[toggle_item title=”Dove interviene il vino nel Metabolismo” active=”false”]Per poter svolgere le funzioni di catabolismo ed anabolismo il corpo umano conserva particolari condizioni di acidità ed alcalinità in grado di favorire i processi di scissione ed assimilazione. Il vino, consumato in dosi moderate, è in grado di contribuire efficacemente al mantenimento di questo equilibrio ed interviene attivamente nel metabolismo di grassi, zuccheri e proteine. Non dobbiamo dimenticare che il vino presenta un pH acido, oscillante intorno a 4,5 ed un suo eccesso può quindi portare uno scompenso nell’equilibrio organico. Nella composizione chimica notiamo che il vino presenta anche vitamine del gruppo B, di cui ricordiamo la B2 o ribloflavina, implicata attivamente in reazioni antiossidative del metabolismo. Il vino interviene anche nella stimolazione della secrezione del succo pancreatico, favorendo quindi l’assimilazione di oli e grassi. Altre importanti caratteristiche risultano l’apporto di iodio all’organismo da parte dei vini di produzione costiera e l’apporto di potassio da parte dei vini ricchi di acidità, che predispongono l’organismo per una più efficace eliminazione di urati stimolando proprietà diuretiche. Rientrano in quest’ultima fascia, ad esempio, i vini a base di vitigno Barbera per quanto riguarda i rossi ed i vini da vitigno Erbaluce, Muscadet e Chardonnay per quanto riguarda i bianchi. Particolarmente rilevante è il ruolo assunto nel metabolismo degli zuccheri. La presenza di cromo è in grado di stimolare la produzione di insulina diminuendo l’insorgenza di patologie diabetiche. Inoltre il vino risulta ricco di fruttosio, uno zucchero monosaccaride con la proprietà di non essere insulino dipendente risultando quindi non dannoso anche per i soggetti diabetici. Il glucosio infatti, altro zucchero presente nel vino, avendo proprietà fermentescibile viene utilizzato nel processo di fermentazione alcolica del mosto e la quantità risulta notevolmente ridotta in particolare nei prodotti con presenza minima di residuo zuccherino, quelli genericamente definiti in fase di degustazione come “secchi”. Una ricerca compiuta negli Stati Uniti ha dimostrato che l’alcool aumenta l’azione ipoglicemizzante dell’insulina e le conclusioni rivelano che è stata riscontrata una diminuzione del 40% di probabilità di insorgenza del diabete nei soggetti adulti e bevitori moderati.
[quote align=”center” color=”#999999″]Notizia curiosa, in Germania è stata concessa la possibilità di vendere “vino per diabetici” in farmacia, ovvero la possibilità di apporre in seguito a rigidi controlli un’etichetta sulla bottiglia che certifichi il beneficio di quel prodotto nei soggetti diabetici. Il prodotto ha riscontrato un grande successo ed attualmente risulta in vendita presso 14.000 farmacie tedesche ed è di origine italiana, ottenuto dalle denominazioni Cortese di Gavi e Barbera d’Asti. [/quote]
Per ultimo è necessario ricordare che il fruttosio è acariogeno e non risulta quindi dannoso per i denti. [/toggle_item]
[toggle_item title=”Il Vino fornisce apporto calorico” active=”false”]Non dobbiamo dimenticare che il vino presenta un rilevante contenuto di alcool, che varia dal 5% al 18%. L’alcool, nel suo metabolismo, è in grado di produrre circa 7 kcal per 100 gr e, pertanto, un bicchiere da 150 ml ne fornisce circa 100. In una dieta ipocalorica (dimagrante) che può andare dalle 1200 alle 1700-1800 kcal giornaliere possono essere contemplate 100-200 calorie dal vino, senza alterare i rapporti tra glucidi, lipidi e proteine. Pietro Migliaccio, famoso medico-nutrizionista, in una intervista rispose: “non ho mai abolito il vino dalle diete dimagranti, anzi l’ho sempre permesso, a condizione che delle regole che in decenni d’attività si sono dimostrate valide:
- da mezzo a due bicchieri al giorno (quantità in relazione al valore energetico complessivo della dieta) da consumarsi preferibilmente a cena;
- non berlo a digiuno, ma sempre durante o dopo il pasto;
- se ci si trova in particolari situazioni sociali berne al massimo due bicchieri, riducendone eventualmente la quantità il giorno successivo;
- non riempire né farsi riempire il bicchiere prima di averlo svuotato completamente in modo da controllare più facilmente la quantità;
- quando l’accostamento cibo-bevanda lo permette, preferire il vino rosso che si centellina meglio e che per la sua corposità è più gratificante.” concludendo che “in decenni d’attività queste regole si sono sempre dimostrate valide”.
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[toggle_item title=”Controindicazioni legate all’eccessiva assimilazione di alcol” active=”false”]Attenzione! Esistono però alcune controindicazioni legate ad un eccessivo consumo di vino o, meglio ancora, riguardo l’assimilazione di alcool. A causa della vasodilatazione cutanea che si verifica dopo aver bevuto, le calorie derivanti dalla trasformazione dell’alcol vengono rapidamente disperse dal corpo sotto forma di calore. Un consumo eccessivo determina l’aumento dei depositi di grasso corporeo, con effetti ingrassanti: ecco perché nelle diete ipocaloriche o dimagranti viene proibito il consumo di vino.
[quote align=”center” color=”#999999″]Lo scrittore latino Lucio Apuleio commentava che “il primo bicchiere riguarda la sete, il secondo l’allegria, il terzo la voluttà, il quarto la pazzia”[/quote]
Una frase che anticipava i suggerimenti dei nutrizionisti sull’assunzione equilibrata e ottimale di bevande alcoliche, di cui andrebbero sempre verificati la gradazione e, quindi, l’apporto totale in alcool e calorie. I forti bevitori abituali, avendo una sensazione di sazietà determinata dalle calorie introdotte con il consumo di vino, tendono a non alimentarsi a sufficienza, non ricavando dalle fonti alimentari adeguate le calorie necessarie all’attività quotidiana. I disturbi più gravi si determinano a livello dell’apparato gastroenterico e digestivo (epatopatia cronica e acuta, pancreatite, gastrite, malassorbimento intestinale, cirrosi epatica).[/toggle_item]
[toggle_item title=”Il Vino a supporto della digestione” active=”false”][quote align=”center” color=”#999999″]“Moderate quantità di vino durante i pasti migliorano l’appetito, aumentano le attività secretive utili alla digestione e aumentano la motilità gastrica e la peristalsi intestinale.”[/quote]
Ma cosa significa tutto questo in pratica?
Per cominciare, l’alcool contenuto nel vino stimola la secrezione salivare che, grazie ad un enzima chiamato ptialina, ha l’importante compito di prima digestione del cibo ingerito e di scissione di componenti complessi, come ad esempio l’amido. In questa fase risultano molto importanti anche le sensazioni organolettiche del vino. La sapidità e l’acidità saranno in grado di stimolare maggiormente le ghiandole salivari mentre, al contrario, sensazioni amare apportate dai tannini avranno funzione di astringenza all’interno della bocca. Anche le sensazioni olfattive intervengono nella secrezione salivare, provocando per riflesso condizionato la famosa “acquolina”. Fase successiva dove i componenti del vino intervengono nuovamente è rappresentata dal transito degli alimenti, oramai parzialmente modificati e diventati bolo alimentare, nello stomaco, dove succhi gastrici svolgono importanti azioni di scissione, in particolare nei confronti delle proteine. In questo passaggio il vino, a contatto con la mucosa intestinale, sollecita una maggiore secrezione di succo, favorendo l’attività digestiva. Bisogna ricordare, che come anticipato in precedenza il vino presenta un pH acido come anche quello dello stomaco e non interferisce dunque negativamente, al contrario (strano ma vero) dell’acqua che, non essendo acida, svolge azioni di rallentamento. Indirettamente l’alcool è in grado di esercitare anche una seconda azione, sempre in questa fase. Questa sostanza ha infatti caratteristiche eccitanti e ha la capacità di diminuire la sensazione di sazietà; agisce infatti sull’ ipotalamo, zona del cervello che stimola anche la produzione di serotonina, sostanza in grado di restituire al soggetto un senso di gonfiore e sazietà. E’ infine dimostrato che i tannini ed i polifenoli in genere, oltre alle azioni antiossidanti, svolgono azioni protettive su alcuni tipi di lesioni ulcerose dello stomaco.[/toggle_item]
[toggle_item title=”Le azioni del vino nell’intestino” active=”false”]Il vino esercita importanti azioni stimolanti dell’intestino, aumentandone la capacità elastica e di assorbimento, che favorisce di riflesso una diminuzione del fenomeno di stitichezza. Viceversa, i soggetti che soffrono di colite, ovvero propensi alla dissenteria, trarranno vantaggio dall’assunzione di vini ricchi di tannino che astringe e tonifica la muscolatura intestinale, compresa quella del colon. Rientrano in questa categoria grandi vini rossi, in particolare quelli di origine Piemontese a base di Nebbiolo, come Barbaresco, Barolo, Ghemme e Gattinara. Il Nebbiolo è un vitigno con una struttura importante nonché uno tra i vitigni italiani con maggiore concentrazione di tannini, che dà origine a rossi di buona struttura con ottima resistenza all’ invecchiamento. L’elenco delle proprietà digestive del vino risulta ancora decisamente lungo, ma per semplicità mi limito a segnalare le proprietà antisettiche nell’apparato gastrointestinale, la stimolazione della bile contribuendo alla digestione dei grassi e la proprietà fluidificante del sangue. Proprio quest’ultimo influsso benefico ci fornisce quindi una motivazione sul tradizionale detto “Il vino fa buon sangue“.
Possiamo concludere l’argomentazione con le parole di 2 stimati ricercatori, L. Businco e L. Ficola che affermano [quote align=”center” color=”#999999″]“il vino è un complemento importante per l’alimentazione dei soggetti adulti, siano essi sani oppure sofferenti di qualche patologia“.[/quote]
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[toggle_item title=”Il difficile rapporto del vino con il fegato” active=”false”]Non si poteva parlare di vino, metabolismo e digestione senza riportare qualche piccola considerazione riguardo la travagliata relazione tra vino e fegato. E’ idea diffusa che l’alcool è primaria causa di cirrosi epatica e, di conseguenza, il vino contribuisce all’ insorgere di questa malattia. Per lungo tempo questa credenza è rimasta opinione comune, per poi perdere lentamente rilevanza in seguito alla scoperta dei virus causa dell’epatite, prima A e B ed infine C. Attualmente si tende quindi ad attribuire a questi virus l’insorgenza di malattie epatiche. Ad esempio, nel 1991, è stato affermato da importanti ricercatori che “la cirrosi epatica deve essere attribuita non più all’ uso delle bevande alcoliche, bensì ad infezioni virali” e che “l’alcool avrebbe solo una azione di cronicizzazione”, in poche parole svolgendo azioni negative nei confronti dei soggetti già affetti dalla patologia. Ulteriori parole di conforto arrivano da due docenti universitari di Gastroenterologia che affermano “l’abuso di alcool può produrre una degenerazione delle cellule del fegato, tuttavia ripristinate in seguito all’ interruzione di assunzione con regressione del fenomeno iniziale.” In compenso, è possibile dimostrare che a piccole dosi l’alcol stimola alcuni enzimi del fegato e che il vino rosso risulta maggiormente tollerato rispetto alle altre tipologie.[/toggle_item]
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Fonte Vino-Salute.com