A cura di Silvia Lanzafame/ Vinoit.it/
Cari Amici, prima di ogni altra novità, e qui sono circondata da novità e bellezza italiana e calici di storia vitivinicola della più nobile, ritengo fondamentale prendere atto di due importanti messaggi che ci fanno comprendere bene quanto lavoro vi sia dietro il Vinitaly di Verona e quante speranze siano risposte in esso ai fini della tutela del Patrimonio Culturale Italiano e del futuro dell’economia della stessa Nazione.
Il Vino non è solo bontà in tavole e cuore della convivialità ma, come sottolinea il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Impresa, Lavoro, Ambiente, Società, Cultura, presente e futuro dell’Italia. E qui nei saloni di Verona Fiere tutto il talento dell’impresa italiana è a portata di mano. Qui di seguito, dalla Sala Stampa della 50° edizione del Vinitaly, vi propongo per interi i discorsi del Presidente di Verona Fiere Maurizio Danese e del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella di cui vi offro un suo spunto che mi ha molto colpita tra gli altri quando dice: “C’è un marchio Doc che riguarda tutti noi, da Nord a Sud, dal piccolo al grande centro: è il marchio Italia”.
Ringrazio la Fondazione “Paolo di Tarso” e la Testata Giornalistica Vinoit.it – Best Italian Wine per avermi concesso l’onore di esserne “esploratrice” in un contesto che rappresenta un momento di crescita unico per l’Italia. Buona lettura.
SALUTO DI MAURIZIO DANESE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Signor Presidente, è un grande onore poterle dare il benvenuto a Verona e, in particolare, a Vinitaly. La sua presenza nell’anno del cinquantesimo è per noi un riconoscimento molto importante per il quale le esprimo il più vivo ringraziamento, a nome mio personale, di Veronafiere e di tutte le aziende e gli operatori del vino italiano. In questi 50 anni Vinitaly si è affermato come uno dei brand fieristici più conosciuti a livello mondiale. Un risultato reso possibile dalle migliaia di aziende vinicole che hanno sempre creduto in questa manifestazione. Che l’hanno eletta tra gli appuntamenti imprescindibili, utili ad alimentare la crescita qualitativa ed economica. E, soprattutto, in grado di supportare l’affermazione di questo settore nel mondo. La storia di questi 50 anni è la storia di un percorso comune che ci ha visto a fianco delle aziende ed ha visto le aziende al nostro fianco. Con esse Vinitaly è diventato il punto di riferimento del grande Rinascimento del vino italiano. E del suo sviluppo sui mercati internazionali. Il vino prima di essere un prodotto della terra, è un elemento che accompagna da sempre la storia dell’uomo.
L’Italia era già conosciuta nell’Antica Grecia come Enotria, terra del vino. Nel corso dei secoli, il nostro Paese ha sviluppato la coltivazione della vite e la produzione di vino, con particolare evidenza nel Diciannovesimo secolo. E’ dagli Anni Sessanta, però, che il settore vitivinicolo italiano ha saputo strutturarsi con una normativa finalizzata a premiare la qualità. Ed ha iniziato ad essere presente sui mercati internazionali, in particolare negli Stati Uniti d’America. Nel 1967, dall’intuizione di Angelo Betti, a Verona nascevano Le Giornate del Vino Italiano e, con esse, il Vinitaly. Betti è stato perseverante nella sua visione. Anche se in quel momento storico le cose non erano capite dai più, come ad esempio il nome “Vinitaly”. Da allora, invece, Vinitaly ha accompagnato e scandito l’evoluzione di un Paese che proprio attraverso il vino ha saputo farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Il vino, con i suoi territori, è il richiamo immediato all’Italia per molti stranieri che amano il nostro Paese, che amano i nostri prodotti, che guardano al nostro stile di vita.
Un settore, quello del vino, che in alcuni casi ha creato, in altri protetto o rilanciato molti territori, facendoli diventare non solo terreni pregiati ma anche mete turistiche ambite. Creando così una ricchezza diffusa e un benessere generalizzato. A queste aziende va riconosciuto il merito di aver preservato le bellezze paesaggistiche ed artistico-culturale, producendo vino di qualità in modo sostenibile. Oggi il vino è diventato una motivazione importante di viaggio nel nostro Paese.
L’enoturismo vale oltre 2,5 miliardi di euro. E sono più di 450 comuni a vocazione vitivinicola e un bacino di 11 milioni di turisti interessati a percorsi eno-gastronomici. Il settore del vino è diventato un vanto dell’Italia e per l’Italia. Con una incredibile propensione all’export. Nel 2015 le esportazioni hanno superato i 5,4 miliardi di euro, in crescita di oltre il 5% sul 2014: si tratta, di fatto, di un nuovo record. Insieme alla produzione di vino di qualità, il nostro Paese, terra d’ingegno, ha sviluppato anche una importante industria manifatturiera al servizio del comparto, rappresentata all’interno del Vinitaly dalla rassegna Enolitech. Tutto questo in 50 anni. Un tempo relativamente breve, se misurato sulla vita di un uomo. Incredibilmente lontano da oggi, se si pensa a cos’era l’Italia 50 anni fa. Recenti ricerche dimostrano che investire nel settore vinicolo oggi è del 160% più remunerativo che farlo nel settore finanziario. Per alcune denominazioni di origine, il valore di un ettaro di vigneto è aumentato di oltre il 2.000% in 50 anni. Un mondo prettamente maschile, come era quello del vino e della grappa, vede oggi le donne ricoprire ruoli di primissimo piano. 50 anni fa i giovani lasciavano le campagne attratti dall’industria e dalle possibilità offerte dalle grandi città. Oggi, anche grazie al vino, molti giovani ritornano alla terra, trovando nell’agricoltura una opportunità professionale per costruire il loro futuro.
Signor Presidente, il vino prima ancora di essere un prodotto della terra, apprezzato nel mondo, è espressione della storia dell’uomo, della sua cultura e civiltà, in particolare dell’area del Mediterraneo. E con esso l’olio d’oliva. Molti viticoltori infatti producono anche ottimi oli extravergine d’oliva. Per questo nel percorso di sviluppo della manifestazione, nella seconda metà degli Anni Ottanta, Veronafiere ha affiancato a Vinitaly la rassegna SOL. Anch’essa, è diventata in poco meno di trent’anni la prima fiera al mondo dedicata alle produzioni di qualità di questo straordinario prodotto mediterraneo, di cui l’Italia è leader. Oggi la rassegna si chiama SOL&Agrifood, aggiungendo la grande artigianalità dell’alimentare italiano. La Fiera di Verona detiene il 45% dell’offerta fieristica nazionale dedicata al settore agroalimentare. Ed il sistema di relazioni che genera dalle proprie rassegne e dal grande lavoro svolto con il Padiglione VINO – A TASTE of ITALY all’Expo 2015, sono la vera ricchezza e il patrimonio culturale più importante da gestire per creare nuovo sviluppo per le aziende e i territori. Un insieme di attività che hanno portato il governo italiano a riconoscere il Vinitaly come la piattaforma commerciale del comparto, attraverso il suo inserimento nel Piano di promozione straordinaria del Made in Italy. Un 50° Vinitaly che vede, proprio per questo, grandi investimenti sull’incoming di buyer provenienti dall’estero.
Da un lato, attraverso le azioni congiunte con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dello Sviluppo Economico e ICE nell’ambito del Piano di promozione straordinaria. Dall’altro, tramite una forte azione di incoming diretto e con le molteplici iniziative organizzate all’estero da Vinitaly International. L’obiettivo è quello di aumentare il già alto tasso di internazionalità del Vinitaly e con esso la capacità di generare valore per le aziende espositrici ed il settore nel suo complesso. Nel 2015 sono stati, infatti, quasi 150 mila gli operatori presenti dei quali il 37% esteri provenienti da 141 Paesi, rispetto ai 119 dell’anno precedente. In questa edizione ospiteremo anche lo storico Forum dei Ministri dell’Agricoltura dei principali paesi europei produttori di vino che il Ministro Maurizio Martina ha voluto convocare proprio a Vinitaly, ribadendo la centralità della manifestazione per il sistema vitivinicolo internazionale, luogo di incontro e dibattito, sia tecnico sia a livello di politiche di sviluppo per il comparto. Siamo convinti che la promozione della cultura e della conoscenza della grande ricchezza varietale degli oltre 540 vitigni italiani, sia la chiave per aprire nuovi mercati, consolidare quelli dove siamo già leader, conquistare quote di mercato ai competitor sui mercati emergenti. Per questo abbiamo creato la Vinitaly International Academy che attraverso seminari, degustazioni e incontri si propone in Italia e all’estero come luogo permanente di formazione e di approfondimento per gli appassionati di vino e gli operatori che diventano così i nuovi ambasciatori del vino italiano nel mondo. Un’operazione senza precedenti, che fonda le radici nella conoscenza e la fa diventare motore di sviluppo per il settore ed i territori. Signor Presidente, Veronafiere dal 1898 organizza direttamente importanti manifestazioni, in Italia e all’estero, e rappresenta la memoria storica e l’attualità della grande tradizione manifatturiera delle imprese italiane che tanto successo riscuotono sui mercati internazionali. La sua presenza ad inaugurare la 50ª edizione di Vinitaly, ha un grande significato di stimolo, fiducia e incoraggiamento per guardare al futuro con rinnovato spirito imprenditoriale, attingendo ai più alti valori che il nostro Paese sa esprimere e per i quali è apprezzato e amato nel mondo. Grazie Presidente.
SALUTO DEL SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA SERGIO MATTARELLA
Vinitaly compie cinquant’anni, e sono lieto di essere oggi qui per inaugurare, insieme a voi, un’edizione particolarmente importante di questa rassegna, che è riuscita nel tempo ad accompagnare, interpretare, favorire la crescita di un grande prodotto italiano, divenuto sempre più vettore e simbolo della nostra qualità, apprezzata nel mondo.
Dal tempo in cui Verona ha deciso di promuovere le prime Giornate del Vino italiano si è avviato un cambiamento profondo, che ha riguardato tanto le produzioni agro-alimentari e viti-vinicole, il loro mercato, l’organizzazione d’impresa, quanto la società circostante, il rapporto con la natura e il territorio, la cultura del cibo e, dunque, il legame tra i prodotti della terra e la nostra stessa civiltà.
Proprio la capacità di guidare l’innovazione è stata il segno più incisivo di questo percorso compiuto dai produttori di vino italiano.
Se nelle attività economiche, in prevalenza, il cambiamento viene dettato dallo sviluppo delle tecnologie, dalle esigenze di un mercato sempre più globalizzato, insomma da standard imposti dall’esterno, con il vino i produttori italiani sono riusciti invece a diventare protagonisti delle trasformazioni.
Si sono fatti ideatori e autori di progetti vincenti, hanno investito sulla qualità, hanno recuperato e tutelato persino caratteri originari e perduti del nostro territorio, come le decine e centinaia di vitigni autoctoni che in questi anni sono stati rivitalizzati e portati alla dignità di prodotti di pregio nel mercato interno e in quelli esterni. Hanno imposto un valore.
Il vino, pur essendo la sua produzione, a pieno titolo, attività imprenditoriale e industria agricola, è diventata sempre più un simbolo dello stile di vita e del gusto italiano, arricchendo quell’idea di qualità che è legata al nostro Paese, producendo ricchezza e cultura, consentendo sinergie nei territori e nella società, persino nello sviluppo dei saperi. Non era, certo, scontata questa crescita del vino, del suo valore economico, sociale, culturale. Quando, 30 anni or sono, scoppiò lo scandalo delle adulterazioni al metanolo, quella crisi avrebbe potuto soffocare in una spirale di sfiducia l’intero settore, e con esso una filiera cruciale dell’agro-alimentare italiano.
Invece, da lì ha preso le mosse quello che voi chiamate un “Rinascimento” delle nostre viti e del nostro vino. Le quantità sono diminuite ma la qualità si è innalzata, in misura più che proporzionale. Un paradigma virtuoso dell’economia, ma anche dell’ambiente e della società. E’ iniziato lo sviluppo dei marchi di qualità, i prodotti hanno conquistato una loro forte identità e rigenerato un legame con l’ambiente, hanno valorizzato le diversità e attivato nuove ricerche, nuovi modelli organizzativi, nuove competenze, nuove professionalità.
Da prodotto antico a chiave di modernità: un esempio di valorizzazione di assetti esistenti che si è rivelato risorsa preziosa anche nelle fasi più dure della crisi che abbiamo attraversato in questi anni.
Il risultato è stato un successo parimenti nell’export. I numeri che, in questa giornata, sono stati ricordati ne sono testimonianza. Conferma di come il destino dell’Italia sia legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino. Potete essere orgogliosi di questa storia, che avete contribuito a costruire con il progredire di Vinitaly. Come per ogni impresa di successo, naturalmente, i risultati positivi accrescono le responsabilità.
IL VINO E’ SIMBOLO DI OSPITALITA’ E AMICIZIA
Il vino è simbolo di ospitalità e di amicizia, connaturato con la migliore cultura mediterranea. La produzione vinicola è motore di un’agricoltura moderna che rappresenta un settore trainante del benessere italiano. Le capacità organizzative, che hanno consentito negli ultimi decenni di affinare tecniche e produzioni, devono ora svilupparsi ancor più nella distribuzione e nella penetrazione dei mercati esteri. Le professionalità, che hanno permesso di recuperare vitigni e terreni, di curare le malattie della vite, di portare a tavola e far apprezzare vini e spumanti nostrani, di avvicinare tanti giovani a un lavoro così promettente, devono continuare a crescere per confermare il nostro ruolo di leader mondiale. Possiamo farlo. Dobbiamo coltivare questa ambizione, tradurla in realtà. Perché l’Italia ha dimostrato di avere le risorse e le intelligenze necessarie. La ricchezza dei marchi e la vastità della platea dei produttori non è stata di ostacolo nella crescita di questi decenni.
Anzi, nella diversità dei tanti vini vi è una chiave decisiva del successo italiano; vi è la ragione della rinnovata popolarità di territori la cui fortuna deve molto all’identità rappresentata dalla propria produzione vinicola. Gli oltre 500 marchi di qualità, e le ancor più numerose aziende, hanno opportunamente coltivato le proprie originali radici. Così i prodotti sono divenuti un patrimonio, prima locale poi globale, e questa è ragione non secondaria del successo ottenuto. Tuttavia, a questo punto della storia del vino italiano, occorre saper mettere insieme le forze per moltiplicare le potenzialità.
LA PICCOLA DIMENSIONE
La piccola dimensione – spesso così preziosa per integrare le tipicità regionali – può incontrare difficoltà sui mercati. Bene ha fatto Vinitaly a mettere a tema, quest’anno, l’internazionalizzazione e il sostegno all’export: mi auguro che la vostra esperienza e la vostra stessa struttura possano essere di supporto per sinergie italiane e per la rete delle nostre aziende, proiettate verso nuove aree di consumo, facendo ancora di più Sistema Italia. L’esperienza del settore fieristico, quando è sorretta da un progetto (è stato il caso di Expo2015, è il vostro caso), e ha alle spalle un retroterra di imprese sane, è preziosa per le attività di promozione di ogni comparto. In questo ambito, grandi opportunità possono venire dai nuovi strumenti, a partire dall’e-commerce. Oppure dai blog, dai siti web, dai mezzi online, che consentono di sviluppare una comunità di appassionati. A Verona questi saranno giorni di festa e di incontro. E’ auspicabile che diventino anche occasione per un salto ulteriore di qualità.
LA DOMANDA DI “ITALIA” SI FA PIU’ FORTE NEL MONDO
La domanda di Italia si fa più forte nel mondo. Per questo non abbiamo paura della competizione con nuovi produttori e con Paesi emergenti. E’ lecito, però, porci un obiettivo più ambizioso di quello di mantenere o di condividere un primato numerico. Nell’interesse generale, l’obiettivo deve essere quello di innalzare, insieme alla qualità dei nostri standard, quelli dell’intero mercato.
Far salire l’asticella della sicurezza alimentare e quindi della tracciabilità, delle garanzie sanitarie, dell’autenticità e originalità dei marchi, delle condizioni dell’ambiente e della qualità del lavoro.
Se lo facciamo noi, dovranno farlo anche gli altri. La qualità italiana può diventare traino e traguardo: in questo modo, i nostri prodotti agiranno da termine di paragone e varranno sempre di più. Questo ci darà maggior forza anche nella giusta lotta alla contraffazione e nella tutela del made in Italy.
Un modello italiano di gestione che, sorretto da una ricerca e da una produzione industriale dei mezzi di raccolta, trasformazione e conservazione di alto livello, può imporsi maggiormente sul mercato internazionale, in analogia ad altri comparti del settore cibo e bevande. Per questi obiettivi occorre agire come una squadra coesa. Una squadra dove il pubblico e il privato sanno darsi una mano. Una squadra che sente l’Europa come casa propria e abita le sue istituzioni, utilizza suoi strumenti e le sue opportunità come leve di crescita.
IL VINO E’ IMPRESA
Il vino è impresa. L’industria viti-vinicola ha numeri importanti per l’economia nazionale, in alcune in Regioni in particolare, e reca un significativo valore aggiunto alla ricchezza nazionale.
IL VINO E’ AMBIENTE
Il vino è ambiente. L’agro-alimentare italiano è un giacimento prezioso che offre il meglio di sé laddove l’attività produttiva si integra con il rispetto del territorio, anzi con la valorizzazione dell’ambiente e della sua storia. Il dissesto idrogeologico e il degrado ambientale sono nemici della qualità italiana: nel contrasto ai processi degenerativi – che minacciano il nostro bene comune, e gli stessi presupposti di uno sviluppo economico – l’agricoltura ha un ruolo decisivo e lo svolge con efficacia.
IL VINO E’ SOCIETA’
Il vino è società. Proprio la storia della crescita di cui voi siete stati artefici e testimoni dimostra l’interdipendenza positiva tra produzioni e rafforzamento delle reti sociali.
Oltre la metà della produzione del vino si realizza in strutture cooperative. Tanti giovani sono entrati nel settore portando competenze, entusiasmo e tecniche innovative: è importante condividere e trasmettere conoscenze con generosità, perché le nuove generazioni possano partire equipaggiate verso l’avventura della vita. Tante donne sono imprenditrici e, opportunamente, Vinitaly ha deciso di accendere i riflettori su questa realtà così dinamica. Tanti nuovi lavori, non soltanto hobby e conoscenze diffuse, si sono sviluppati attorno al vino di qualità. E ci sono – tengo a ricordarlo – belle esperienze di imprese in cui operano giovani disabili. Vi sono esempi di produzione in carcere, come nel penitenziario di Gorgona. Vi sono autentiche rivincite della legalità -rivincite efficaci- che hanno il nome dei vini prodotti nelle terre confiscate alla mafia.
IL VINO E’ ANCHE CULTURA
Il vino è anche cultura. E’ cultura sin dalle origini della sua storia nel Mediterraneo. La conoscenza del vino va di pari passo con la conoscenza del cibo. E’ decisivo sviluppare strategie di educazione alimentare, spingere al consumo consapevole, spiegare la cultura vinicola del nostro Paese: è come la buona musica, si apprezza meglio se la si conosce di più.
IL BUON VINO CHIAMA LA BUONA ALIMENTAZIONE
Il buon vino chiama la buona alimentazione. La qualità ha a che fare con la salute. E’ bene ricordare che ciò che fa bene all’uomo – che lo nutre meglio – è quasi sempre ciò che rispetta maggiormente e valorizza l’ambiente. Passi avanti sono stati fatti, come dimostra la crescente attenzione popolare alla cucina e ai prodotti sani, rispettosi della natura.
Lo stesso sviluppo della produzione di vini biologici e naturali è un segno positivo che arricchisce l’intero nostro sistema.
IL VINO E’ TERRITORIO
Il vino, infine, è territorio: parla della storia e della geografia delle nostre mille Italie. Basti ricordare che quest’anno ricorrono ter secoli del famoso editto di Cosimo III de’ Medici. Ora dobbiamo chiederci come integrare meglio la cultura del cibo, la salvaguardia del territorio, il turismo. Su questo terreno, facciamo un po’ meno di quello che potremmo. E’ importante portare sempre più nel mondo i nostri prodotti, ma lo stesso obiettivo di qualità deve indurci a presentare e offrire ai nostri ospiti un sistema di eccellenza ambientale. Una sfida grande, una bella sfida. Il mio augurio è che Vinitaly, che, da tanto tempo, dà lustro a Verona, continui a tessere la sua tela a vantaggio dell’intero Paese.
C’è un marchio Doc che riguarda tutti noi, da Nord a Sud, dal piccolo al grande centro: è il marchio Italia.
Da questo marchio dipende molto del nostro futuro e di quello dei nostri figli.