A cura del Servizio Stampa Verona Fiere
Vinoit.IT – Best Italian Wine – Primo giorno Vinitaly 2013 – Il ministro Corrado Clini ha presentato a Vinitaly i primi risultati del progetto pilota per la realizzazione di un sistema di valutazione e certificazione dell’impatto ambientale della produzione enologica. Uno strumento che darà valore competitivo all’impegno delle singole aziende
PROGETTO VIVA SUSTEINABLE WINE
Verona, 8 aprile 2013 – Certificare l’impronta ambientale della produzione enologica per dare valore competitivo a una scelta di rispetto per la natura. È questo l’obiettivo del progetto V.I.V.A. Sustainable Wine, i cui primi risultati sono stati presentati ieri dal ministro dell’ambiente Corrado Clini a Vinitaly. “Viva è un progetto forte perché voluto dalle imprese – ha spiegato Clini -, che hanno chiesto al Ministero di farne parte”. Non si tratta quindi di un’imposizione dall’alto, ma dell’esigenza manifestata dalle aziende di avere uno strumento per valutare in termini oggettivi l’impegno per ridurre l’impatto lungo tutto il ciclo produttivo, e che avrà la certificazione del Ministero dell’ambiente”.
La metodologia si basa su quattro indicatori: territorio, aria, acqua e gestione del vigneto, per determinare il consumo di territorio e della risorsa idrica, l’utilizzazione di energia, la qualità delle coltivazioni, ma anche le potenzialità migliorative del processo produttivo. Il risultato sarà certificato da un logo in etichetta, che renderà visibile il valore intrinseco del vino contenuto.
PIERO ANTINORI: NOI IMPRENDITORI SENTIAMO RESPONSABILITA’
Il progetto pilota, partito nel 2011, vede la partecipazione di alcune importanti aziende (Gancia, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Chiarlo, Castello Montevibiano Vecchio, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica&Venica). Proprio Piero Antinori ha dato voce alle imprese: “Noi imprenditori – ha detto – sentiamo la responsabilità sociale e il debito di gratitudine per la natura, di cui il vino è figlio”. Le aspettative nei confronti di questa certificazione – ha spiegato – riguardano la possibilità di avere un vantaggio commerciale, perché il mercato diventa sempre più sensibile al tema della sostenibilità, ma anche economico, perché limitare l’impatto significa anche ridurre i costi dei mezzi tecnici.
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