VINITALY 2013 tra Export & “Vinitaly Wine Club”.

Puntare su internazionalizzazione e tecnologia per aiutare il vino italiano a competere meglio nell’export, unico driver possibile per la crescita del settore. Ecco l’obiettivo di Vinitaly e di Verona Fiere, di scena a Verona dal 7 al 10 aprile (www.vinitaly.com). Un intento che prenderà forma anche grazie al “Vinitaly Wine Club”, una piattaforma “di promozione ma anche di vendita on line – spiega il dg Verona Fiere Giovanni Mantovani, per offrire ai produttori di tutta Italia, la possibilità di raggiungere nuovi consumatori. Un progetto importante, sul quale crediamo, al punto che solo per il primo anno abbiamo fatto un investimento di 500.000 euro. Partiremo in Italia, ma già in entro la fine del 2013 vogliamo essere pronti per il grande salto in Cina, dove si stimano 190 milioni di possibili acquirenti sul web”.
Il progetto debutterà il 7 aprile, a Vinitaly, e le prime cantine ad aderire al progetto saranno le 100 selezionate da Wine Spectator per “Opera Wine” n. 2 (www.operawine.it) dell’unica degustazione che la celebre rivista Usa realizza in Italia, insieme a Vinitaly, il 6 aprile a Verona. Un progetto “business to consumer”, ma che con il suo sviluppo punta ad aiutare tutti gli operatori della filiera, cantine in primis.
“Ma vogliamo crescere, perché le nostre aziende a Vinitaly sono oltre 4.000”, aggiunge Mantovani che, insieme al presidente Ettore Riello, chiede anche un supporto alle istituzioni in campo normativo, in un momento in cui in molti Paesi strategici per l’Italia del vino, dagli Usa alla Russia, passando per la Cina, si stanno ridefinendo le regole per il commercio enoico. Cina che sarà uno dei mercati su cui si focalizzerà Vinitaly 2013, grazie alla presenza del Ministero del Commercio Estero della Repubblica Popolare Cinese, e dei tre più importanti player del wine e-commerce di Cina, a Verona per raccontare ai produttori cosa sta succedendo in quello oggi è il mercato n. 3 al mondo per consumi di vino rosso, e che, per molti, in pochi anni diventerà il n. 1 in assoluto. E che, per il Belpaese, rappresenta un’opportunità ma anche una sfida: “oggi – continua Mantovani – l’Italia pesa solo per il 6,2% del mercato del vino importato, secondo le dogane cinesi, e nonostante il calo del vino francese quello italiano non cresce come dovrebbe. Anche perché utilizziamo in maniera frammentata le pur importante risorse a disposizione della filiera”.

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